Erotic Fiction: leggi Looking Glass

Non sono stati vedersi tutto quel tempo. Due appuntamenti. Forse tre se il caffè conta. Tre appuntamenti count contano come appuntamenti? E ‘ difficile dirlo. Chi lo sa….

Due date. Forse tre. Dei baci. Niente sesso. Ma il bacio è buono-davvero, davvero buono. Lingue veloci. Labbra gonfie. Unghie sul collo. Poi dice buonanotte, come se stesse chiudendo una porta. La fa sentire cauta e leggera sui suoi piedi.

Hanno il loro terzo (forse il quarto?) data nella notte più calda dell’anno. Cena e bevande. Magari ballando dopo. A entrambi piace ballare. Parlano spesso di ballare. E ‘ una metafora utile.

Balli? Dove? Cosa ti piace?

Oh, lo sai…dipende dal mio umore.

Vorrebbe che avessero solo sesso. Il sesso è il suo specchio. Le permette di vedere chi è una persona (o meglio chi sono con lei). Le permette di vedere chi è con loro. Vuole quella vista più di quanto voglia scendere. Vuole vedere se ci stanno. Normalmente, non importa tanto – il sesso le ha detto molto e non è sempre buono. Ma lei vuole vedere con lui.

Hanno cena e bevande. Parlano. Sacco. Ma non riesce a smettere di guardargli la bocca. Bella conversazione. Ottimo vino. Cibo killer. Godetevi la serata per questo. Si rivolge nel bagno delle signore, ma sa che non servirà a nulla.

La notte è marrone e torbida con un ronzio sporco e elettrico. La rete è sovraccaricata e la potenza della città è bassa. Niente condizionatori d’aria. Fan pigri. La gente rotola per la strada — fa troppo caldo per essere dentro.

Avevano parcheggiato le loro auto a diversi isolati di distanza in un monolite di vetro alto. Mentre camminano, le nocche pennello, comodo e facile, ma lui non prende la mano. Forse sarebbe troppo. Dopo un po’, tira fuori il suo telefono dalla sua borsa in modo che abbia qualcosa di meno imbarazzante da fare.

Lenzuola fresche, colazione, danza, cazzo… immagina queste cose mentre l’ascensore va alla deriva…

Il parcheggio è deserto. Lui preme il pulsante e aspettano. L’ascensore prende le età e la loro facilità drena via. Un silenzio denso e grigio si espande e prende il suo posto. Non è un silenzio sexy o promettente. È denso e preventivamente triste.

Arriva l’ascensore. E ‘ in acciaio e vetro e inquietante caldo all’interno. Come una serra, pensa, che li renderebbe le piante. È un pensiero stranamente attraente. Si toglie i capelli dalla fronte e preme il pulsante per il livello sei.

“Anch’io sono su sei”, dice.

Lei sorride. “Questo è buono.”

“Che è buono” non è quello che aveva intenzione di dire. Aveva intenzione di dire qualcosa di intelligente, ma lei è stanca e caldo. Anche la sua griglia è sovraccarica.

Luci tremolanti. L’ascensore si ferma. Si masturba e lei inciampa. Lui allunga la mano, ma non la tocca, come se l’avesse rinforzata con la Forza.

“Interruzione di corrente”, dice.

Si sente il calore proveniente da lui. La nuca del collo è salata e bagnata, e il suo c*nt è un dolore gonfio. E ‘ vicino. Troppo vicino… e non abbastanza vicino. Lei è stupidamente ferita e ora sono bloccati in una piccola scatola di vetro.

“Cazzo, me,” lei mormora.

“Scusa, cosa”, dice.

Lei guarda le sue dita scremare al telefono. Punta smussata. Forte. Decisivo.

Fanculo. Vuole vedere.

” Ho detto, fuck me.”

Alza lo sguardo. La sua coltivata, quippy, voce intelligente è caduto nel suo petto. Sembra di nuovo una donna. Non un segnaposto o un diplomatico. Sembra la donna che e’.

Mette via il suo telefono.

“Ciao”, dice.

I suoi denti catturano il labbro inferiore.

“Ciao.”

Lei si appoggia e lo morde indietro.

Un generatore entra in azione e l’ascensore si riempie di un debole bagliore verde, ma è ancora buio sulla strada. Le persone vagano in giro, controllando i loro telefoni, aspettando la luce.

“Qualcuno poteva vedere”, mormora.

Se qualcuno alzava lo vedevano sollevare la gonna.

“Sì”, dice. “Lo so.”

Si appoggiano nel bicchiere. Se qualcuno alzasse lo vedrebbe alzare la gonna. Sorride e inclina i fianchi.

“Gesù Cristo, cazzo.”

È un respiro contro il suo collo. Non indossa niente sotto. Niente mutande. Niente reggiseno. Solo il vestito e i suoi tacchi preferiti. Forse aveva sperato un po’….

Il sudore gocciola tra i suoi seni mentre la schiaccia vicino. E ‘ piu ‘ forte di quanto pensasse. Poi la sua mano è sul suo caldo, anca nuda e la sua bocca è dura su di lei. Le sue gambe vogliono allargarsi. Lei lo bacia indietro e si gira verso la strada.

Il vetro è morbido sotto i suoi palmi. È bagnata, così bagnata che riesce a malapena a sentire le sue dita finché non sono nel profondo di lei. Piccoli sospiri. Piccoli gemiti. I suoi fianchi iniziano a spingere. Spera, spera che qualcuno guardi in alto. Poi lui è in lei, il suo cazzo e lei è lui cazzo indietro. I loro occhi si incontrano nel vetro. Intenso, felice… le piace la vista. Aveva la sensazione che l’avrebbe fatto.

Malin James è un saggista, blogger e scrittore di racconti. Il suo lavoro è apparso in Electric Literature, Bust, MUTHA e Medium, così come in podcast e antologie per Cleis, Sweetmeats Press e Stupid Fish Productions. La sua prima collezione, Roadhouse Blues, è ora disponibile da Go Deeper Press.

Per ulteriori informazioni, visitare malinjames.com. Puoi anche trovarla onTwitter e Amazon.

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